Biblioteche e librerie

Mi piace leggere libri acquistati da me, su cui posso appuntare qualcosa, libri che so dove e quando trovare. La biblioteca del mio paese, ai tempi della mia adolescenza, era il  luogo riservato alle ricerche scolastiche, quando ancora internet non esisteva. Un luogo in cui era vietato parlare e ancor più bere o mangiare, un luogo sorvegliato da una specie di cerbero chiamato bibliotecario. Consultare un libro era una vera e propria tensione, prenderlo in prestito era più facile, ma tra me e il libro non si avverava mai quel rapporto intimo e profondo basato sull’ appartenenza. Al momento era con me, ma doveva andar via, essere sfogliato da altre mani, parlare ad altri cuori, raccontare le stesse cose a ulteriori ascoltatori. Era un rapporto temporaneo, tra l’altro ansiogeno, perché dovevo riconsegnarlo nei tempi giusti senza rovinarlo e lasciare tracce del mio passaggio. Giusto, ma era un po’ come quando si ha in visita una persona di passaggio, magari simpatica e piacevole da ascoltare, ma da trattare con le pinze. D’accordo per il rispetto e l’educazione, ma il tempo di coesistenza troppo breve  rendeva impossibile creare un patos totale. Io e lui ci amavamo senza alcuna espressione d’affetto, restando ognuno dalla sua parte sempre sul piede di partenza. Nella mia adolescenza A.J. Cronin era un autore di romanzi di moda e devo dire che l’ho amato tanto, ma se oggi ne volessi rileggere qualcuno dovrei comprarlo. Appena ho potuto ho cominciato ad acquistare i libri che mi interessavano e oggi ho una bella biblioteca tutta mia, tanti libri che guardo con tenerezza e consulto ogni volta che mi serve, ma soprattutto che so che ci sono solo e sempre per me. Li tratto bene, con riguardo e considerazione, ne sono addirittura gelosa e non li presto volentieri. L’ho fatto qualche volta, e poi non li ho avuti indietro e questo non mi piace. Avendo poca memoria ho bisogno di avere a portata di mano i riferimenti cartacei per rinfrescare alcune storie che mi sono entrate in mente e rileggere pagine che mi hanno particolarmente colpito e so che quei libri ci sono e so dove sono. Sono amici che non cambiano mai opinione che restano sempre coerenti con gli insegnamenti che mi hanno dato la prima volta che li ho incontrati. Quante storie, quanti fatti di vita, quante tristezze e quante gioie, i miei libri sono la mia migliore compagnia.

Oggi so di , la più famosa libreria di Parigi aperta nel 1919 sia come negozio che come luogo di lettura e di incontro dei maggiori esponenti della cultura del tempo. Commovente sapere come negli anni questo luogo abbia rappresentato l’amore per la scrittura e la lettura favorendo la pubblicazione e la conoscenza di opere come L’Ulisse di Joyce e della Beat generation. Qui veramente doveva respirarsi l’odore della carta stampata e dell’inchiostro! Certamente chi aveva la fortuna di frequentare questa libreria avrà sentito crescere in sé il desiderio di sedersi tra gli scaffali e restare lì ad assimilare pensieri, storie, passioni, idee.

9788811812142_0_221_0_75Ho conosciuto, e sempre grazie ad un libro, **l’American Library di Parigi e la sua storia umana negli anni del secondo conflitto mondiale, quando rimase aperta cercando di recare sollievo, attraverso i libri, ai propri abbonati. Un luogo dove si respirava l’amore per i libri, collante di splendidi rapporti interpersonali che aiutano i giovani a crescere, i vecchi ad accettare i più giovani: ”La gente dice che gli adolescenti non ascoltano. Bene, noi ascoltiamo. Sentiamo cosa dite e cosa non dite…”Una Biblioteca dove c’erano altrettante dicerie che libri, dove i romanzi sono la luce, “perché nessun’altra cosa possiede quella facoltà mistica di riuscire a far guardare la gente con gli occhi degli altri.”

*Sylvia Beach, Shakespeare and company- traduzione Elena Spagnol Vaccari, 2018 Neri Pozza editore

**Janet Skeslien Charles, La biblioteca di Parigi – traduzione Roberta Scarabelli,2020 Garzanti

 

Biblioteche e librerieultima modifica: 2020-06-14T18:34:56+02:00da elisaber
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