VI PREGO, CERCATE DI CAPIRE

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Romanzo di MAY SARTON

“Non sono pazza, sono solo vecchia. …Mi trovo in un campo di concentramento per vecchi, un posto dove la gente scarica i genitori o i parenti proprio come se si trattasse di un bidone dell’immondizia.” (pg1)
Un atto di accusa che fa venire i brividi pensando a quando toccherà a me!
“ A volte ho la sensazione di fondermi nel paesaggio incantevole che è fuori dalla mia finestra. Galleggio. Per un’ora non faccio altro se non riposarci dentro. Dopo mi sento nutrita. Sono un tutt’uno con quelle dolci colline.” (pg 11-12)

  Io non vedo colline ma solo muri di case e finestre ben chiuse…

“ Il piacere più intenso me l’hanno sempre dato la lettura, l’ascolto dei dischi, le poesie imparate a  memoria.” (pg12)

Condivido pienamente per le prime due attività. Purtroppo fin da bambina ho avuto molta difficoltà ad imparare a memoria, quindi devo escludere questa occasione per quanto mi riguarda…

“La speranza è una cosa che ci è stata tolta” (pg14)

Non è possibile sperare di tornare indietro, di poter fare, un giorno, quello che non si è voluto o potuto fare quando era ora. La mancanza di speranza smorza la fiamma della vita.

“Ultimamente sono arrivata a comprendere che io e John (fratello) non ci siamo mai davvero capiti. Ci siamo dati reciprocamente per scontati, credo. Ma non riesco a ricordare un vero dialogo tra me e lui – su di noi, intendo. “ (pg 15)

Ora che non c’è più mio fratello, penso che anche per noi sia stato così, complicità infantile e adolescenziale, ma poi ad un tratto le vite si sono separate con l’arrivo e l’interferenza di persone nuove e forse più importanti nella gerarchia dei nostri affetti.

“Sono stupita dalla quantità di tempo che riesco a passare dando la sensazione di non far nulla, quando in realtà sono impegnatissima in questa specie di sogni a occhi aperti che mi mantengono in vita.” (pg17)

Non so se sono sogni, pensieri, riflessioni o fantasie, ma la capacità di concepire  una vita ‘dietro gli occhi’ aiuta in effetti a sentirsi vivi e partecipi del mondo.

“Le donne non mi sono mai piaciute moltissimo, sono troppo emotive. Gli uomini mi piacciono assai di più.” (pg17)

Fin da bambina dicevo che avrei preferito essere un uomo. Non amo le smancerie, i pettegolezzi, le eccessive frivolezze. Sono di poche parole ma buone, sono pragmatica e amo la coerenza e la concretezza. Oggi però devo ammettere che molti uomini, troppi, mostrano gli stessi difetti delle donne…

“La mente è tutto quello che ho e la devo tenere lucida. Ricordatelo, Caro (Caroline).Non lasciare che ti turbino la mente.” (Pg 21)

Ricordatelo, Elisabetta…! Ho sempre avuto paura delle medicine specialmente quelle neurologiche. Le ho rifiutate anche quando per qualche medico erano necessarie. Non capisco come si possa entrare nel tunnel dell’alcool e delle droghe e ridursi ad una larva dormiente su un marciappiede per strada.

“… c’è già un cambiamento nella mia faccia, così ogni mattina sono colta di sorpresa. …Il tempo allo specchio è peggio che sprecato Caro. Ti deprime. Meglio girare lo specchio contro il muro.” (pg23)

E’ vero sono colta di sorpresa anch’io, soprattutto perché nella mia mente non è cambiato niente sono la Elisabetta di sempre. La dissomiglianza la vedo solo quando guardo le mie foto che mi rimandano un’ immagine di me totalmente diversa. Ma qual è la realtà, quella dello specchio o quella delle foto e dei pensieri? Ogni mattina mi guardo allo specchio, quando mi lavo e mi trucco, ed ogni volta vedo la stessa faccia e non mi accorgo di niente. Ma quando vedo una foto di 10 o anche solo 5 anni fa mi accorgo che ogni giorno c’è stato un mutamento impercettibile che sommato negli anni ha prodotto una altra me stessa, quella che sono ora.

“A quell’epoca Susie (ex alunna) aveva dodici o tredici anni, ma io le parlavo sempre come se fosse stata un’adulta. Il suo cervello meritava di essere trattato così.” (pg 31)

Era quello il motivo per cui i miei alunni mi ascoltavano, li trattavo alla pari, da adulti appunto. Anche con i bambini più piccoli non mi sembra giusto usare sempre un linguaggio infantile fatto di paroline stupide e sdolcinate. I bambini e tanto più i ragazzi, non sono stupidi, e devono avere fiducia di coloro con cui si relazionano. Devono sapere di essere trattati alla pari magari con parole semplici ma con i toni giusti.

“I vecchi siedono lì come miseri gufi in gabbia, però sentono e notano tutto.”(pg37)

La vecchiaia è uno stato naturale, non una malattia e, ameno che non esistano vere e proprie problematiche cliniche, essi ascoltano, sentono, comprendono e possono tranquillamente essere soggetti attivi della società. Quando i vecchi vivevano nelle case con i figli,  erano trattati come suppellettili, dovevano occupare il minor spazio possibile e dovevano parlare solo su richiesta specifica. Li si vedeva seduti sulla loro poltrona un po’ in ombra leggermente defilati, con le spalle scese e le mani intrecciate sulle ginocchia, gli occhi bassi e le labbra serrate all’ingiù. Dopo una certa età essi non avevano più la facoltà di decidere nemmeno per se stessi.

“Sono sommersi dal tempo come alghe nell’acqua, ondeggiano con le correnti, agitati da un cambiamento d’atmosfera, ma così remoti che è come se avessero cessato di vivere se non nel profondo di se stessi…Guardano la televisione con l’espressione del bestiame, sprofondati nel torpore, ipnotizzati ma non tocati. E’ così che va, è così che dovrà andare per me?…devo fare uno sforzo costante per restare il più vigile possibile, non cedere nemmeno sulle cose minori, sul mio aspetto, per fare un esempio.” (pg39)

Ricordo mia zia che a 98 anni ha voluto fare ancora la tinta ai capelli per morire in ordine come diceva lei e mia madre che si è lasciata andare quando non le hanno più permesso di uscire liberamente di casa e solo dopo 6 mesi è morta. Donne che hanno lottato per il diritto alla loro dignità di vecchie fino alla fine e che, forse, per questo hanno conservato a pieno le loro facoltà intellettive.

“Così accennare all’orrore di diventare vecchi in solitudine diventa un fardello insostenibile    Sembrano esserci solo poche risposte possibili. Una è l’orribile falsa consolazione dei cliché: ”Non può essere così brutto suvvia”…La reazione più crudele…è non credergli: “mia cara lei sta semplicemente immaginando…”C’è anche la reazione che blandisce, quella che tratta l’anziano come un bambinetto, del tipo: “Su, su ,faccia la brava”…” (pg75)

A questo punto io deciderei per il silenzio. Per il distacco. Ma così si finisce nell’apatia, nella mancanza di ogni speranza e nel perdere ogni obiettivo che incentivi ad alzarsi dal letto. Vedo la differenza con i vecchi che hanno figli e nipoti, si lamentano perché si stancano, ma fanno di tutto per loro e si sentono necessari e vivi. E’ vero c’è la solidarietà ma non è la stessa cosa, andare ad assistere vecchi , malati o senza tetto è sempre un hobby non una necessità, essere chiamati per assistere un nipotino è un gesto d’amore.

“La vecchiaia in realtà è un travestimento sotto al quale nessuno riesce a vedere se non i vecchi stessi. Io mi sento esattamente come mi sono sempre sentita giovane dentro come quando avevo ventun anni, ma il guscio esteriore nasconde la vera me, a volte anche a lei stessa, e rinnega quella persona nascosta nel profondo, sotto le rughe e le macchie della pelle e tutti gli orrori del decadimento.” (pg76)

A volte vedere vecchi che ballano, vanno in bici, si recano spesso al ristorante  e si vestono alla moda o che si innamorano sembra una stonatura, non rientrano nel cliché né per l’abbigliamento né per il comportamento e si è portati a criticare e a condannare, invece bisogna pensare che loro sono semplicemente quelli che sentono di essere.

“Niente più polvere sotto il comò in questi giorni! Ma non si tratta di questo, è l’essere accudita come se fossi meritevole di cure. E’ non essere umiliati ma tenuti in grande considerazione.”(pg87)

Il desiderio di cure, di attenzioni non nasce da un impulso egoistico, ma dalla necessità di essere ancora una persona. Quando figli, nipoti e parenti vari si lamentano dei familiari vecchi che richiedono dedizione continua perché vogliono essere presentabili e non  sentirsi fuori posto, voglio mantenere la loro dignità e, se autonomi, lo fanno da soli, ma quando ciò non è possibile il sentirsi sporchi, disordinati e trasandati è un motivo di sofferenza profonda che toglie definitivamente la speranza e chiama la morte.

“Il fatto è che sto morendo per mancanza d’amore. Esattamente come se stesse diminuendo a poco a poco l’afflusso di ossigeno nei miei polmoni.” (pg 112)

Siamo sempre lì, l’amore è la linfa che fa vivere. La solitudine a lungo andare uccide, ma anche il vivere con altri, come scatole in fila su uno scaffale che diventa sempre più polveroso, non credo sia salutare. Certamente la vecchiaia non è una fase della vita da sottovalutare. Alcuni non ne vogliono sentir parlare per una sorta di scaramanzia, ma se non si muore giovani, la vecchiaia arriva e allora… speriamo di cavarcela !

Questo romanzo non è di certo ameno, anzi la sua conclusione è tragica e devastante, ma l’ho scelto e acquistato coscientemente e l’ho letto con molta attenzione .
Ho sempre avuto grande considerazione per le persone anziane, forse perché ho avuto i nonni che sono morti in casa e con i quali ho vissuto piacevolmente la mia infanzia. Amavo ascoltare i loro racconti, sentire la musica operistica e classica che mio nonno ascoltava alla radio. Ho imparato a fare la maglia e l’uncinetto con mia nonna paterna e ho visto i miei genitori prendersene cura con amore e devozione anche quando comportavano qualche sacrificio. Con mio  marito ho accudito ai vecchi della sua famiglia con i quali giocavo a carte, facevo le parole crociate, imparavo a cucinare. Ora sono io ad essere entrata nella vecchiaia, come mi piace definirla senza eufemismi o mezzi termini, e ho capito che l’elemento discriminante è la salute. Quando si è sani e autonomi non cambia granché della vita quotidiana, l’ incognita sorge quando non si è più in grado di fare da soli. Io che non ho nessuno oltre mio marito non so con chi potrei incappare, spero solo che sia sempre salvaguardata la mia dignità di donna.

 

 

VI PREGO, CERCATE DI CAPIREultima modifica: 2019-11-04T09:27:19+01:00da elisaber
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