L’eleganza del riccio

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Un romanzo diverso, originale, dove non sono  i fatti ad avere rilevanza, ma i pensieri delle due protagoniste del libro, Renée e Paloma.

Le due hanno in comune solo l’indirizzo, esse  vivono, infatti, nello stesso palazzo.

Una portinaia, e una adolescente, sono inserite di diritto in caselle precostruite dai modelli culturali e dai canoni sociali e devono rispondere a queste caratteristiche per non incorrere nello scandalo, per non essere considerati come sottolinea Renée  “…un tradimento costante del mio archetipo.”

Differenti per età e per condizione sociale sono le due immagini di un mondo, che per convenzione, pone l’ accento sulle  apparenze che coprono una  realtà diversa.

Di fronte agli stereotipi, due possono essere gli atteggiamenti plausibili, accettarli come fossero la verità, o andare oltre e smascherare l’inganno.

Sentirsi diversi da ciò che l’immagine offre può significare voler nascondere la propria identità, tenere per sé la verità della propria immagine, oppure sbandierare l’equivoco dell’apparenza e contestare  quello che gli altri pensano.

Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle…Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi…Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante. Vivo sola con il mio gatto…corrispondo fedelmente al paradigma della portinaia forgiato dal comune sentire.”

“Io ho dodici anni, abito al numero 7 di rue de Grenelle in un appartamento da ricchi. I miei genitori sono ricchi, la mia famiglia è ricca, e di conseguenza mia sorella e io siamo virtualmente ricche.”

Così si presentano le due protagoniste, ma subito si capisce che dietro questi ritratti così ben definiti c’è molto di più.

Il romanzo pone l’accento sul gioco delle ipocrisie, sulla consuetudine, per comodità e pigrizia, di vedere le persone, e andare oltre, “…quando le persone passano davanti alla portinaia, non vedono nulla perché lì non si vedono riflesse. Io invece supplico il destino di darmi la possibilità di vedere al di là di me stessa e di incontrare qualcuno.”

Se non vogliamo vivere restando a galla sulla superficie di una acqua nera e opaca che non offre nessuna visione di quello che c’è in profondità,dobbiamo sforzarci di scalfire la scorza delle convenzioni e allora vedremo “l’eleganza del riccio che fuori è protetta da aculei,…ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata”.

Muriel Barbery, L’eleganza del riccio, edizioni e/o

L’eleganza del riccioultima modifica: 2010-10-17T20:33:34+02:00da elisaber
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