E’ proprio tanto assurdo voler insegnare ai propri alunni l’arte dell’entusiasmo?
Ai miei tempi chi aveva tutti voti alti veniva definito un secchione, trattato come un diverso, lasciato da parte. Ma perché chi studia deve essere isolato? Forse essere bravo a scuola è un male?
No, questa percezione negativa nasce dal fatto che chi prende voti alti di solito non ha tempo per altro, si isola, si chiude sulle pagine dei suoi libri, non partecipa alle attività di socializzazione, perché le avverte come mera perdita di tempo. Certo e per fortuna, non è sempre così, ma la tendenza ancora oggi è questa e nasce soprattutto dall’idea che quando si studia non si può e non si deve fare altro, poi alcuni insegnanti continuamente sottolineano la necessità di ore e ore di studio per poter ottenere adeguati risultati.
Non contesto assolutamente il bisogno di approfondire ogni materia e sono anche favorevole alla pratica dell’imparare a memoria, ma credo fortemente che una persona, perché lo studente è innanzitutto una persona, non debba rinunciare ad altre esperienze e opportunità della vita sociale.
Stare insieme a organizzare un evento, mettendo a frutto ognuno le proprie capacità e i propri talenti può essere molto più proficuo di un pomeriggio passato da solo sulle pagine dei libri.
La scuola e la famiglia devono raggiungere un equilibrio in cui la necessità dell’apprendimento tradizionale sia in egual misura amalgamato alla pratica concreta esperienziale, anche manuale della vita.
In conclusione, la scuola ha assolto il suo dovere verso i giovani che la frequentano se ha dato loro delle nozioni o deve andare oltre e infondere in essi la voglia di ampliare costantemente le proprie conoscenze, il desiderio di provare, di sperimentare, di applicare ciò che c’è scritto nei libri alle esigenze reali della vita?
Quando mi sento coinvolta in progetti in cui credo, l’entusiasmo mi prende a tal punto che pur se fisicamente stanchissima, mi sento viva e questo è bellissimo, credetemi.