Critica

 

E’ possibile leggere un libro, romanzo o racconto, senza  dover sottostare a recensioni più o meno valide? Ho sentito parlare troppo di stili, di strategie, di progetti costruiti, di chiasmi… e troppo poco di sentimenti.

Ho pensato che i critici hanno spesso definito stili, motivazioni, interpretazioni di opere,, inserendole in stretti contorni obbligati, con la presunzione di sapere interpretare, senza alcun dubbio,   le emozioni, i sentimenti, i movimenti interiori che hanno spinto l’autore a esprimere in quel modo i propri pensieri. Quante volte sarebbe stato meglio lasciar accostare il lettore da solo a quel testo letterario o poetico, libero di poter avvertire  l’empatia che può scaturire da un rapporto emotivamente forte, senza essere bloccati da schemi e da interpretazioni. Credo che leggere un’opera di qualsiasi genere debba essere,  prima di tutto, una specie di corteggiamento da cui può scaturire il colpo di fulmine, la passione improvvisa , la totale condivisione o semplicemente, una altrettanto spontanea antipatia. A quel punto, se l’emozione scatta, allora nasce anche  il bisogno di conoscere meglio, e più in profondità, l’opera stessa e il suo autore.  Dopo la cotta epidermica, l’attrazione sensuale, viene la voglia del possesso intimo e totale, e la lettura si trasforma da fotografia in una sorta di amplesso, in cui lettore e scrittore si compenetrano l’uno nell’altro. Allora sì che l’autore, sia esso poeta o narratore,avrà compiuto la sua missione, e il suo lavoro si sarà trasformato, per me, in capolavoro.

E’ come vedere una mostra di quadri. Lo sguardo impulsivamente si aggancia all’immagine che gli parla, che gli procura un fremito profondo, una emozione improvvisa, e solo allora si sposta sui contorni, sui particolari,  sui colori e sul soggetto.

Meravigliosa la libertà di avvertire le proprie emozioni senza essere obbligati a tener conto di giudizi e di schemi prefabbricati in precedenza, secondo le sensazioni di un’altra persona che, solo per mestiere, si sente in diritto di poter attribuire valutazioni che debbono poi,per forza, essere condivise. Anche in questo caso sorge una sorta di bullismo intellettuale, di condizionamento culturale che ti porta ad essere un  emarginato se non condividi quel filone, quella scuola di pensiero, se ti permetti di esprimere pareri diversi, magari banali nella loro semplicità espressiva, ma che rappresentano il proprio vero sentire.

Criticaultima modifica: 2011-01-29T23:35:00+01:00da elisaber
Reposta per primo quest’articolo