Parole

Quanto parlare a vuoto! Le parole sono il pane quotidiano e più sono difficili e numerose  meglio è. Se poi esse sono sostenute da una voce roboante, profonda e di alto volume allora l’effetto è sorprendente. Pensiamo a quante riunioni, convegni, conferenze, dibattiti si fanno ogni giorno in politica, negli uffici, nelle scuole e proviamo a sommare i tempi delle “parole”, ci renderemo subito conto che uno dei mestieri più in uso è quello del conferenziere, del relatore insomma del “parolaio” che dir si voglia. Quello che più mi preoccupa è l’inutilità  di certi interventi verbali inopportuni e prolissi tanto da diventare noiosi e controproducenti, togliendo tempo e concentrazione alla pratica concreta dell’azione che dovrebbe produrre ciò che con le parole si cerca di vendere. Oggi oltre a parlare si scrive e mi riferisco ai “messaggini”, alle chat e ai network come facebook che catturano persone di ogni età e cultura, creando delle vere e proprie dipendenze. Così capita di vedere un anziano professionista che sul più bello di un rapporto professionale serio e impegnativo si distragga per rispondere o inviare SMS lasciando l’interlocutore o il cliente in uno stato di totale incertezza e rassegnazione rendendosi conto di non essere più ascoltato né preso in considerazione dall’altro, palesemente distratto.

Questo capita nei negozi, quando chiedi qualcosa e nessuno ti risponde perché impegnato con lo smartphon, con il professore, con il capoufficio, col collega e anche con il medico e tu dall’altra parte del tavolo, della cattedra, del bancone e purtroppo anche sul lettino aspetti pazientemente che l’interlocutore torni ad ascoltarti. Molto spesso viene voglia di alzarsi piantar lì tutto e andare via lasciando a bocca aperta chi non si rende conto che sta commettendo, tra l’altro, un atto di grave maleducazione.

Si è arrivati al paradosso che le parole, mezzo di comunicazione per eccellenza, oggi sono diventate uno schermo che si frappone tra le persone che le usano, infondo, solo per se stesse, per il piacere di ascoltarsi.

Questo spiega perché i convegni  sono sempre più numerosi e frequentati da chiacchieroni sfaccendati, da perditempo millantatori  e il malcapitato  ingenuo che si trova fiducioso a partecipare magari con carta e penna per prendere appunti e nel più assoluto silenzio, concentrato ad ascoltare, si rende conto di fare la figura dello sprovveduto sempliciotto che non ha niente da dire.Il troppo parlare è indice di poca concentrazione, di mancanza di capacità di ascolto, di voglia di mettersi in mostra senza sporcarsi le mani più di tanto.

Io direi parliamo meno e facciamo di più, certamente la società ne trarrebbe beneficio.

Paroleultima modifica: 2011-09-03T21:42:00+02:00da elisaber
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