Il problema della scuola

Il problema della scuola non sta nella carenza di fondi e nemmeno nella normativa, ma nella gestione. Manca sempre di più la passione che è la base di questo mestiere, manca la fede nell’ insegnamento che si sta tentando di ridurre a mero lavoro di ufficio, manca la voglia di aiutare i giovani a crescere sani e liberi, manca la capacità di spendersi di persona per cercare di attenuare i già gravi problemi familiari e sociali che attanagliano le nuove generazioni in crescita.

Se c’ è tanto malessere fra i giovani, di cui tra l’altro ci lamentiamo e ci scandalizziamo, dobbiamo fare un mea culpa, noi generazione precedente,pensando che loro sono il frutto dei nostri errori, della nostra  spasmodica ricerca della libertà intesa come affrancamento dalle regole morali e dai doveri, che erano il riferimento imprescindibile delle vecchie famiglie. Vedo nella scuola due contrastanti modi di agire, un eccessivo attaccamento all’aspetto burocratico con tutte le pastoie che ne derivano, e un altrettanto eccessivo coinvolgimento nelle offerte formative più disparate e qualche volta anche poco coerenti con i principi guida di un liceo.

Il “mito” del POF si va, anno per anno, diffondendo come una sorta di virus e, come tale, sta indebolendo il corpo centrale che stenta a ritrovarsi e a reagire.

Riprendendo un vecchio proverbio oserei dire che il troppo storpia; i progetti così disparati e numerosi producono una sorta di frastagliamento che toglie forza didattica e spessore educativo alla loro interazione.

Ciò che dovrebbe essere maggiormente incentivato ed attuato è un aggiornamento delle modalità metodologiche, che non può prescindere dalle attuali forme di comunicazione, le sole, a volte,  comprensibili all’utenza alunni.

La classe deve aprirsi, per diventare un laboratorio senza perdere di vista le finalità proprie di ciascuna disciplina.

I giovani saranno ricettivi solo se troveranno, negli insegnamenti, coerenza con il loro vissuto e con le loro speranze future. L’ adolescente in questo momento storico è generalmente disilluso perché non vede certezze e obiettivi concreti nel suo futuro e, di conseguenza, è demotivato, apatico,  annoiato  senza sogni. È qui che la scuola deve agire, nella motivazione a conoscere, a migliorarsi, a prepararsi per affrontare la vita nella sua interezza. 

Insegnamenti elargiti attraverso i documenti, gli esperimenti, le esperienze concrete saranno più facilmente recepiti,stimolando riflessioni,approfondimenti, ed anche critiche. Gli alunni si sentiranno coinvolti in prima persona, come attori principali della loro crescita culturale e motivati a trovare soluzioni, risposte personali e costruttive, capaci di liberare le potenzialità e i talenti di ognuno, per trasformarli in competenze spendibili nella vita adulta e lavorativa.   La micro didattica, quella che nasce e si sviluppa tra l’insegnante e il gruppo classe, può essere molto più proficua dei maxi progetti di livello nazionale o europeo che, molto spesso, servono alle scuole e ai professori per avere maggiore visibilità all’esterno e finiscono, inconsciamente, per diventare una sorta di gara a chi è il migliore, lasciando indietro la motivazione iniziale, l’insegnamento.

Il problema della scuolaultima modifica: 2013-01-25T17:24:42+01:00da elisaber
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